L’importanza della dimensione psicologica nel poker: come rimanere calmi anche sotto pressione

di mondopalermo.it - 2 giorni fa

Il poker è un gioco di carte che fa leva su una serie di dinamiche mentali che, se opportunamente allenate, aiutano a potenziare abilità strategiche e pensiero probabilistico. Ma come si gestisce l’assetto mentale durante una partita al tavolo verde? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Il bluff, una questione di psicologia

Il bluff, è la capacità di dissimulare emozioni e comportamenti per depistare gli altri giocatori rispetto al valore della combinazione in nostro possesso e alle nostre reali intenzioni di gioco. Sul piano dell’assetto psicologico è una delle pietre miliari del poker e i giocatori di lungo corso lo sanno: grazie al bluff qualche volta è anche possibile ribaltare le sorti di una mano non particolarmente vantaggiosa, magari inducendo l’avversario a credere di essere in svantaggio e ad abbandonare la partita. Questa tattica può rivelarsi efficace perché agisce come una sorta di manipolazione del pensiero. Ovviamente se da un lato il giocatore è portato a dissimulare le proprie emozioni rispetto alla mano che gli è toccata in sorte, dall’altro dovrà essere altrettanto bravo a conservare comunque quell’atteggiamento neutro e imperscrutabile noto come “poker face”, che aiuta il pokerista a lasciar trasparire solo le informazioni che vuole veicolare.

Gestire le pressioni

Veniamo al tema delle pressioni: il gioco mette insieme adrenalina, competizione e dinamiche prestazionali esponendo i gamer a un vero e proprio stress psicologico. Saper gestire queste situazioni è fondamentale per conservare alti i livelli di lucidità e concentrazione.  Per questo motivo i pokeristi di lungo corso nel tempo hanno lavorato sulla capacità di vivere le emozioni della partita senza lasciar trasparire quello che provano, un esercizio che rafforza la capacità di mostrarsi sicuri, qualità preziosissima al tavolo verde. Senza considerare quanto sia importante in partita riuscire a schermarsi dallo sguardo indagatore dell’avversario che, invece, ci osserva a sua volta con attenzione per carpire ogni minimo segnale di emotività in grado di tradire la nostra tattica di gioco. Ma c’è di più. La capacità di gestire le emozioni anche sotto pressione può rivelarsi preziosa anche nella vita quotidiana che, si sa, è costellata di eventi inattesi. Ne è convinta la psicologa e pokerista professionista Maria Konnikova, che nel suo libro “Il grande bluff” ha sviluppato una riflessione sul modo in cui il poker aiuta ad affrontare tutto ciò che è incerto e a gestirne gli effetti sulla quotidianità. Certo, la capacità di performare bene sotto pressione è una qualità che va affinata e quale modo migliore del poker online? Non a caso le piattaforme digitali propongono formule di gioco pensate proprio per gli amanti dell’adrenalina, come i tornei a tempo.

Table talk e dissimulazione

Alla base del poker c’è un’inafferrabile sensazione di dover correre sul filo del “non detto” che si annida in gesti ed espressioni del volto. La vera sfida consiste non solo nel mantenere l’aplomb, ma anche nel lanciare segnali non verbali in grado di depistare l’avversario: il gamer baciato dalla fortuna solitamente ostenta delusione e scarso interesse nel gioco, chi invece ha in mano carte deboli fa di tutto per mostrarsi forte e sicuro. Su questo fronte i professionisti consigliano proprio di imparare a padroneggiare il linguaggio del corpo. Mike Sexton, in particolare, suggerisce a chi è alle prime armi di esercitarsi nell’arte di dissimulare: chiamando poco e puntando tanto si riesce in qualche modo a mascherare l’insicurezza che durante le prime partite regna sovrana. Il giocatore di lungo corso, in realtà, è capace di interpretare anche questi segnali. Un altro elemento da cui non farsi prendere la mano è il table talk: ingaggiare conversazioni al tavolo verde può fornire agli avversari informazioni inconsapevoli sul proprio gioco, ecco perché chi ha più esperienza evita sempre di lasciarsi andare a chiacchierate troppo dettagliate correndo il rischio di tradirsi con una parola di troppo. Non a caso l’attrice e doppiatrice americana Jennifer Tilly, che è anche una campionessa di poker, consiglia ai pokersti in erba di non dilungarsi in inutili conversazioni, sarà così più facile rimanere abbottonati e proteggere il proprio gioco e la propria strategia.

Tra le caratteristiche più affascinanti del poker c’è il modo in cui interagisce con la dimensione psicologica del giocatore. Bluffare e dissimulare, cercando allo stesso tempo di decifrare il linguaggio del corpo del proprio avversario sono pratiche fondative rispetto al gioco che, con una buona dose di capacità di introspezione, può riservare interessanti scoperte. Ma c’è di più. Proprio l’esigenza di gestire il gioco sotto pressione offre al pokerista l’opportunità di consolidare il suo assetto psicologico e di beneficiarne nella vita di tutti i giorni: d’altra parte chi è in grado di mantenere l’aplomb al tavolo verde, riesce a imporsi calma e lucidità anche nelle situazioni quotidiane più complesse, elemento imprescindibile per far fronte a tutto ciò che di inatteso la vita riserva.

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