Nuove tecnologie, Calabria e Sicilia ancora indietro nell’uso del web

di mondopalermo.it - 1 anno fa

Il progresso tecnologico continua inarrestabile ed è ormai una costante nella nostra vita quotidiana, eppure non tutte le regioni italiane stanno beneficiando della stessa velocità nell’adattamento alle nuove realtà digitali. Se il paese si è ormai inserito tra i più avanzati d’Europa in termini di infrastrutture e politiche di liberalizzazione, esistono ancora territori che soffrono di un grave divario digitale. È il caso di Calabria e Sicilia, dove il tasso di utilizzo della rete è tra i più bassi del continente e la connettività veloce rimane un miraggio per molte zone.

Un Paese a due velocità

Un recente studio di Eurostat, che ha analizzato 196 regioni in tutta l’Unione Europea, ha messo in evidenza come la Calabria sia la seconda regione in Europa con il più basso tasso di utilizzo giornaliero di Internet. Solo il 68% della popolazione sotto i 74 anni accede infatti regolarmente alla rete, mentre ben il 16,2% non ha mai utilizzato Internet. Un dato che denuncia non solo una questione di accessibilità, ma anche di disuguaglianza sociale ed economica che va ben oltre la semplice mancanza di connessione.

La Sicilia, però, non è da meno. Pur non occupando il secondo posto nella classifica europea, la regione rientra comunque tra le prime dieci per il minor utilizzo della rete, evidenziando difficoltà infrastrutturali e sociali che non accennano a diminuire in tutto il Sud Italia creando sacche di disparità digitale, un ostacolo tangibile per chi vuole partecipare pienamente alla vita sociale ed economica del paese.

Fibra ottica presente, ma scarso utilizzo

Uno degli aspetti più paradossali di questa situazione è che, nonostante le infrastrutture digitali si stiano potenziando, con l’arrivo della fibra ottica anche nelle regioni più svantaggiate, l’uso di Internet stenta a decollare. La Calabria, per esempio, è una delle aree in cui la fibra ottica sta già sostituendo le vecchie centrali in rame, ma nonostante l’innovazione tecnologica, il tasso di utilizzo resta tra i più bassi.

Il problema, dunque, non riguarda solo l’infrastruttura. Se da una parte l’installazione della fibra ottica è un passo importante, dall’altra è fondamentale infatti che la popolazione sia in grado di sfruttare appieno queste risorse, sia in termini di mezzi che di competenze, La disconnessione digitale ha infatti radici profonde, che vanno oltre la mera disponibilità di tecnologia. A queste si aggiungono la scarsità di investimenti nelle aree rurali, i costi elevati per la connessione in alcune zone, e una demografia che include una consistente fetta di popolazione anziana, spesso poco avvezza all’uso delle nuove tecnologie.

Un divario che rischia di escludere intere comunità

Il gap digitale non è, quindi, solo un problema tecnico, ma ha ripercussioni sociali ed economiche rilevanti. La mancanza di accesso a Internet limita infatti la partecipazione dei cittadini a quelle attività fondamentali che ormai si svolgono esclusivamente online: lavoro, formazione, sanità e servizi pubblici. La disponibilità di una rete veloce, d’altronde, non va letta solo in chiave di opportunità di intrattenimento, che pure rappresentano una parte importante del mondo digitale. Se da un lato, cresce infatti l’utilizzo di piattaforme dedicate allo streaming di contenuti audio e video e alle attività ludiche, con in prima linea i casino digitali ormai frequentati da persone di ogni età che desiderano cimentarsi con le diverse varianti della roulette e con altri giochi tradizionali, dall’altro il web si sta affermando sempre più come un’opzione imprescindibile per attività di pubblica utilità, dal semplice shopping all’esecuzione di operazioni finanziarie e burocratiche.

In questo scenario, l’accesso a Internet diventa una questione di inclusione sociale ed economica: il rischio di esclusione digitale è alto e ciò può significare per molte persone la perdita di opportunità di lavoro, di accesso a servizi essenziali, e di partecipazione alla vita democratica.

I prezzi della connettività: un lato positivo

Nonostante le difficoltà evidenziate, l’Italia vanta almeno un primato: i costi della connettività mobile che, secondo uno studio di Cable.co.uk, restano i più bassi rispetto al resto d’Europa, con solo 0,08€ per 1GB di traffico dati. Questo può essere visto come il risultato delle politiche di liberalizzazione del mercato intraprese nel 2007, che hanno stimolato la concorrenza e protetto i consumatori, ma che tuttavia non risolvono il problema della capacità di accesso.

Le politiche di abbassamento dei costi devono infatti essere accompagnate da interventi più strutturali: investire in educazione digitale, garantire l’accesso a dispositivi tecnologici e ridurre il digital divide nelle aree rurali e per farlo è necessaria una collaborazione tra enti pubblici, aziende private e associazioni, che devono lavorare insieme per superare le barriere infrastrutturali e sociali.

Un futuro digitale più equo

Per chiudere il divario digitale, è necessario, in altre parole, adottare una strategia coordinata che coinvolga tutte le parti della società: cittadini, istituzioni e imprese. Se la trasformazione digitale riguarda la tecnologia, è chiaro che coinvolge anche la società nel suo complesso. Le regioni italiane meno connesse, come Calabria e Sicilia, non possono restare indietro e la digitalizzazione deve essere un’opportunità per tutti. Ecco perché solo con un impegno comune sarà possibile garantire un accesso equo a Internet e a tutte le opportunità che la rete offre.

In un mondo sempre più connesso, l’inclusione digitale è un diritto che va tutelato. La sfida è quella di costruire un’Italia che sia davvero connessa, non solo nelle grandi città, ma anche nelle aree più remote, affinché nessuno resti escluso dal progresso.

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